Coronavirus: cosa ci insegna sulla paura

L’epidemia di coronavirus che ha segnato l’inizio del 2020 ci insegna molte cose interessanti su come funzionano il panico e la paura

Accendi la TV e si parla di contagi, numero di morti, zone rosse, i numeri crescono ogni giorno di più.

Per distrarti prendi in mano lo smartphone e apri Facebook: post ancora più allarmistici.

Decidi di uscire di casa, in giro ci sono persone con le mascherine e si scansano se gli passi troppo vicino.

Allora decidi di lasciar correre la mente con un bel film, arrivi al cinema con un amico e ti dicono che non puoi sederti accanto a lui, ma devi lasciare una poltrona libera tra di voi.

Dopo aver guardato il film in una sala praticamente vuota e senza poterti sedere accanto al tuo amico ti viene fame, passi al supermercato per fare un po’ di spesa: gli scaffali sono completamente vuoti, gente con i carrelli strapieni che si prepara alla fine del mondo!

Vorrà dire che andrai a cena fuori… arrivi al ristorante e tutti improvvisamente indossano guanti in lattice e sono comparsi dispenser di Amuchina ovunque, ti invitano a disinfettarti le mani prima di sederti. Ti disinfetti le mani, ti siedi e vedi quanto siano impacciati i camerieri che non sono abituati a servire con i guanti, poverini, ci sarà una ragione molto importante se sono disposti a soffrire in questo modo.

Dopo cena torni a casa, appena rientrato ti ricordi dei video con le istruzioni su come lavarsi le mani, ma perché devono dirci come lavarci le mani? Dicono che non c’è da preoccuparsi, ma nel dubbio, 30 secondi di lavaggio non faranno di certo male…

Così senza nemmeno accorgertene sei entrato nel tunnel della fobia collettiva che sta dilagando, molto più veloce del COVID-19 in tutta Italia e in tutto il mondo.

Senza entrare nel merito della questione sanitaria, che non è di mia competenza, voglio spiegarti come quello che mass media e governi stanno facendo è esattamente quello che serve per creare una fobia.

Come creare una fobia

1: Parla continuamente della cosa che vuoi rendere spaventosa

Si crede che parlare delle paure le “esorcizzi” in qualche modo, in realtà parlare continuamente di una cosa alimenta la paura. Il fatto che a parlarne siano tutti i mass media e praticamente la totalità delle persone che ti circondano, aumenta a dismisura la percezione della pericolosità del virus. Poco importa se effettivamente sia o meno pericoloso, è la quantità di attenzione che viene data ad un fenomeno che fa sì che lo percepiamo più o meno pericoloso.

2: Prendi delle precauzioni eccessive

Le linee guida divulgate dal governo in questi giorni sono nient’altro che buon senso per evitare un contagio e sono valide, da sempre, per ogni tipo di influenza. Perché allora è necessario ribadire di lavarsi le mani e addirittura scomodare presentatori televisivi per spiegare come bisogna lavarsele?

Davvero servono delle infografiche per ricordarti che se devi starnutire devi mettere la mano davanti alla bocca?

3: Costringi le persone ad evitare situazioni abituali

Evitare di andare a scuola
Evitare di incontrarsi con altre persone
Evitare convegni
Evitare di andare allo stadio
Evitare di condividere una serata al cinema con un amico
Evitare cene
Evitare di stare seduti troppo vicini a qualcun altro
Evitare di dare la mano o di salutarsi con un bacio sulla guancia

Ogni evitamento è un segnale di pericolo per il nostro cervello, che interpreta un cambiamento di abitudine come l’effetto di un elevato pericolo.
Dobbiamo ricordare che da un punto di vista evoluzionistico il cervello umano è predisposto a vedere più pericoli di quanti ce ne siano effettivamente: è infatti più adatto alla sopravvivenza un organismo che si difende più del necessario di uno che sottovaluta un pericolo.

I primi effetti di questa “epidemia” di paura

Nel piccolo del mio studio di psicoterapia gli effetti di questa epidemia di paura non hanno tardato a manifestarsi:
-Sviluppo di disturbi fobici su tematiche di salute (patofobia)
-Sviluppo di disturbi ossessivo-compulsivi legati soprattutto alla disinfezione delle mani o delle superfici
Al momento questo fenomeno riguarda chi già aveva un disturbo con un meccanismo simile, poiché è necessario almeno qualche mese prima di poter strutturare da zero un disturbo invalidante a base fobica o ossessiva, ma non fatico a credere che tra qualche mese cominceranno a presentarsi in studio i primi casi di disturbi fobici e ossessivi nati proprio sulla scorta di questa epidemia informativa.

Dr Andrea Iengo psicologo psicoterapeuta specializzato in terapia breve strategica – www.panico.help – www.terapiabrevenapoli.it

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